Un’annata da film (terza parte)

Il turno successivo vede il Genoa impegnato a Bolzano: i rossoblù pareggiano una gara ostica, contro un avversario bravo a non far fruttare al Genoa i suoi punti di forza. Si potrebbe recriminare per due episodi dubbi con un braccio di Masiello ed uno sgambetto ad Ekuban in area di rigore ma anche questa giornata il distacco sul Bari rimane invariato: i pugliesi, infatti, non vanno oltre l’1-1 in casa con il Cittadella, facendosi raggiungere da Maistrello. Di quella giornata però nella memoria di ogni genoano resterà quel momento tra la fine della partita di Bolzano e quella di Bari: la squadra arriva sotto il settore delusa per il pareggio, col timore di poter perdere altri punti di vantaggio. Tutti pensano, in campo e fuori, a qualche settimana prima a Como. Vogliacco e Dragusin iniziano a chiedere aggiornamenti ai ragazzi arrampicati sui vetri, gli altri cercano di incrociare gli sguardi dei tifosi per capire quello che stava succedendo nell’altro campo. E poi, alla notizia del finale di Bari, l’esultanza liberatoria dei ragazzi accompagnata dal feroce boato dei genoani che squarcia il silenzio delle tranquille valli intorno al Druso.

Ora al Genoa bastano 4 punti nelle ultime 4 partite per tornare matematicamente in serie A e la festa potrebbe scattare già dalla prossima giornata. Se infatti il Genoa aumentasse ad almeno 7 punti il distacco sul Bari, in questo momento a 6, quindi battendo l’Ascoli e sperando in un passo falso della squadra di Mignani a Modena, sarebbe serie A. Ovviamente anche in caso di pareggio contro l’Ascoli e contemporanea sconfitta del Bari sarebbe promozione ma prima di tutto il Genoa deve pensare a se stesso, ovvero vincere. Quello che verrà dagli altri campi sarà tutto di guadagnato.

È QUI LA FESTA: UN FINALE DA HOLLYWOOD

Sabato 6 maggio la città si sveglia in un clima elettrico: il calcio d’inizio è alle 14 e per questa primavera che stenta a decollare la giornata è particolarmente soleggiata e calda. I tifosi iniziano ad accalcarsi in massa nei soliti punti di ritrovo pre- partita già dalla mattina, carichi di tensione e con la consapevolezza che potrebbe trattarsi della giornata tanto attesa. C’è chi non ha dormito la notte, chi è andato ad allenarsi all’alba per sciogliere la tensione, chi ha provato ad affrontare questa giornata come fosse una qualsiasi giornata di campionato… Per ogni genoano, però, le ore prima delle 14 sembrano un’agonia. In campo c’è il solito Genoa, con la squadra al completo ed i numerosi diffidati che sono riusciti nella non facile impresa di schivare il cartellino che avrebbe potuto metterli fuori gioco nel momento decisivo. Martinez in porta, Bani, Vogliacco e Dragusin in difesa, Frendrup e Sabelli sulle fasce, Sturaro, Badelj e Strootman in mezzo e Gudmundsson e Coda davanti. Di fronte c’è un Ascoli in salute, che si può giocare ancora un posto ai playoff e non ha alcun motivo per regalare la partita al Genoa.

Allo stadio c’è il tutto esaurito, la Nord regala un’altra splendida coreografia ed un messaggio ben preciso: conquistala con noi. Tutto lo stadio ruggisce, non solo la gradinata, in ogni frammento della partita. I genoani quel giorno sono usciti di casa per fare una cosa ben precisa: dare tutto quello che avevano in termini di voce, forza, cuore e partecipazione per riportare il Genoa in serie A. Nei primi minuti il Genoa fatica a trovare il predominio, l’Ascoli prova a rendersi pericoloso ma comunque nella gestione del pallone il Grifone pare in sicurezza. Quando riesce ad imbastire un’azione offensiva, però, il Genoa è sempre pericoloso. Sul primo calcio d’angolo della gara batte Strootman, Sturaro di testa in area colpisce la traversa e la palla finisce su un’altra testa, quella di Mattia Bani, che batte in rete per l’1-0. Lo stadio esplode, la partita si mette subito bene dopo soli 16 minuti. Ci sarebbero le possibilità per stare ancora più tranquilli ma Strootman viene fermato due volte da Leali, la seconda in maniera clamorosa con il portiere bianconero che respinge una battuta a botta sicura da pochi passi del numero 8. Gol fallito, gol subito, recita il detto: l’Ascoli potrebbe pareggiare ma la rovesciata di Gondo finisce sul palo. Il primo tempo si chiude sull’1-0 e con una notizia non buona: il Bari è passato in vantaggio e sta vincendo per 1-0 e la festa sarebbe rimandata almeno di altri sette giorni.

La ripresa si apre con Albert che fa sedere un avversario ma la sua conclusione finisce a lato. Di nuovo Albert potrebbe raddoppiare ma si mangia il gol solo davanti a Leali. Il raddoppio tarda solo di qualche minuto, bisogna aspettare il 63’, quando sugli sviluppi di un calcio di punizione Badelj segna sotto la Nord che esplode. Non passano neanche 2 minuti e Sabelli recupera un pallone sulla sinistra, entra in area e viene abbattuto dal portiere: è rigore, il primo assegnato al Genoa da quando c’è Gilardino in panchina. Sul dischetto va Coda, sempre impeccabile finora dagli 11 metri ma ancora un’altra volta è Leali a fare il miracolo, respingendo il tiro e sul seguente parapiglia la palla finisce fuori. Il tempo di riprendere il gioco e l’Ascoli trova il gol del 2-1 con Marsura. In pochi minuti, si sono infranti tre record: il primo rigore dell’era Gilardino, il primo rigore sbagliato da Coda in campionato, il primo gol subito al Ferraris da quando Gila siede sulla panchina rossoblù. Si poteva prospettare una mezz’ora tranquilla, almeno in campo, invece saranno i soliti minuti finali al cardiopalma che ogni genoano conosce bene.

Ad alleviare l’attesa arriva sugli smartphone allo stadio quello che ogni genoano sognava: il Modena ha pareggiato con rigore di Diaw e, se le partite finissero così, per il Genoa sarebbe serie A. Con il 3-1 fallito nel recupero e qualche piccolo brivido causato dagli attacchi dell’Ascoli, la partita al Ferraris finisce per 2-1 e, come dice il telecronista di DAZN, “il Genoa il suo l’ha fatto”. Poco dopo, anche se ai genoani quegli 80 secondi sono durati una vita interna, arriva l’altro finale tanto atteso: Modena-Bari finisce 1-1, sono le 15.55 del 6 maggio 2023, ed il Genoa è matematicamente promosso in serie A. Si scatena la festa in campo, sugli spalti, nelle strade.

È una promozione tutt’altro che scontata, in un campionato difficile ed equilibrato dove, e le avversarie del Genoa lo sanno bene, si poteva passare dalla zona playoff a quella playout in poche partite e viceversa, ottenuta grazie ad un grande lavoro da parte di tutte le componenti dello staff rossoblù. L’uomo simbolo di questa promozione non può che essere Gilardino: il tecnico di Biella, alla sua prima esperienza con una squadra di un certo livello rispetto a quelle allenate finora, arrivato in un momento difficile, ha subito centrato l’obiettivo. Ha saputo usare la rosa con intelligenza e fatto cose semplici per rimettersi in carreggiata e raggiungere l’obiettivo. Ha potuto contare su una rosa di altissimo livello per la categoria, soprattutto considerando la panchina, cambiando quando lo riteneva necessario e facendo sentire ogni giocatore parte del progetto. Il suo andamento casalingo, con il solo gol finora subito in casa arrivato nella partita della promozione, è da incorniciare. Con un attacco che ha faticato a segnare tanto (anche se nel corso del campionato ha scalato anche la classifica dei gol segnati) ha garantito i risultati blindando la difesa e facendo giocare i suoi uomini con la consapevolezza del loro valore tecnico, usata come punto di forza e non con l’arroganza.

Tutti i giocatori, poi, meriterebbero una menzione particolare ma quest’anno hanno brillato tra tutti Gudmundsson e Martinez. L’islandese, già in squadra da gennaio 2022, è sembrato di un altro pianeta per i suoi avversari in B: quando si accendeva con scatti e dribbling non ce n’era per nessuno ed ha pure iniziato a segnare con discreta regolarità, realizzando 10 gol. Il portiere spagnolo, dopo un inizio difficile in cui era già stato bollato come brocco ed aveva pure perso il posto in squadra, si è fatto trovare pronto e con le sue parate è stato decisivo nei momenti più importanti: a Bari, contro il Venezia, all’ultimo minuto contro la Reggina, a Bolzano dove ha parato con il tacco. Se il Genoa ha subito così pochi gol è anche merito suo. Da non sottovalutare, poi, la sicurezza con la quale tratta il pallone con i piedi, che si è rivelata indispensabile per tessere le trame del gioco rossoblù.

Oltre a Martinez, il pacchetto arretrato con Bani, Dragusin e Vogliacco ha trovato tre interpreti che hanno saputo integrarsi e rendere il Genoa una squadra cui è stato difficilissimo fare gol. Da Bani e Dragusin, poi, sono venuti fuori gol pesantissimi per la corsa alla promozione.

A centrocampo si sono distinti tutti i principali interpreti: dal giovane Frendrup, che se continua così e migliora certi suoi limiti può davvero avere una carriera brillante davanti a sé, a chi la carriera brillante l’ha già avuta, come Strootman e Badelj, che anche se non più giovanissimi e certo non dei centometristi, hanno costituito un centrocampo dominante nella tecnica ma anche nella personalità. A loro si aggiunge Stefano Sturaro: il capitano, assente nella prima parte della stagione per infortunio, quando è rientrato è stato determinante.

In attacco ci si sarebbe aspettato qualche gol in più da Coda, ma il numero 9 è comunque andato in doppia cifra e nelle reti pesanti c’è la sua firma o nel tabellino dei marcatori o in quello degli assist. Anche Aramu ha dato meno rispetto alle aspettative, mostrando qualche difficoltà e dopo l’infortunio, con la squadra ormai rodata e vincente, era anche naturale che scalasse nelle gerarchie. Puscas e Salcedo, arrivato a gennaio, si sono fatti trovare pronti quando chiamato in causa ed anche loro sono stati importantissimi con i gol a Benevento di Puscas e a Brescia di Salcedo, che ha sbloccato una partita un po’ sotto tono.

Un altro grazie si deve a Sabelli e Jagiello. Il primo era partito indietro nelle gerarchie ed ha finito per giocare sempre, a destra e a sinistra, vuoi per infortuni, vuoi per cattiva forma dei titolari, senza mai far mancare corsa ed impegno. Gli si rimproverava la poca precisione nei cross ma due che gli sono riusciti alla grande hanno portato gol importantissimi contro Benevento e Perugia. Jagiello è stato un perfetto uomo in più, lo spaccapartite, spesso decisivo con i suoi gol da subentrato.

Discorso a parte merita Mimmo Criscito. Arrivato con qualche mugugno, si è comportato in maniera impeccabile. In campo ha dimostrato che a 36 anni in serie B può ancora dire la sua ed essere un cliente difficile per gli attaccanti avversari e con il suo ritorno e la festa per la promozione si prende la rivincita su quanto avvenuto 12 mesi prima e può chiudere la carriera con un ricordo positivo ed una festa. L’ultimo atto della sua carriera è degno di una sceneggiatura da Hollywood: rigore all’ultimo secondo sotto la Nord e palla in rete, per sancire il successo sul Bari. Era presente il 7 giugno 2003, venti anni fa, quando un Genoa già retrocesso in C giocava con mezza squadra Primavera e batteva il Cosenza 3-0 l’ultima di campionato. Ha vissuto la promozione in A nel 2007, la cavalcata europea nel 2009, è ritornato nel 2018 per giocare (e mettere la faccia) in stagioni difficili culminate con la retrocessione del 2022 e dopo sei mesi in Canada è ritornato una quarta volta per riportare il Genoa i serie A e lasciare al popolo genoano un altro – l’ennesimo – bellissimo e indelebile ricordo di questa annata da film.

Già, perché sul calendario mancano ancora due partite, che contano giusto per le statistiche: a Frosinone il Genoa in dieci perde 3-2, dopo essere passato in vantaggio con un gran gol di Badelj da fuori area. E poi c’è l’ultima in casa contro il Bari.

Per giorni la città si è preparata all’appuntamento per la grande festa. Le strade sono colorate di rosso e blu, è rosso e blu ovunque ti giri. E oltre alla torta c’è anche la ciliegina: è arrivato anche il momento di restituire ai cugini sampdoriani, retrocessi in B, il funerale fatto dodici mesi prima. In campo è il festival del bel gol da entrambe le parti: prima Sabelli, il giusto premio per una stagione encomiabile, piazza un tiro sotto la traversa, poi è il barese Esposito su punizione a pareggiare e la ripresa si chiude con la rete di Gudmundsson, che da un’angolazione difficilissima trova il pertugio per infilare il suo undicesimo gol in questo campionato, diventando il capocannoniere della squadra. Nel secondo tempo pareggia il Bari con gran gol da fuori di Benedetti e, dopo la girandola di cambi, arriva un altro gol da cineteca di Ekuban con un tiro a giro imprendibile. La partita sembrerebbe chiusa quando il Bari realizza il 3-3 con Cheddira che dal limite dell’area la spedisce nel sette, ma manca ancora un ultimo tassello. Al 92’ entra in campo Mimmo Criscito. “Anche con una gamba sola” aveva detto ancora in recupero dall’infortunio qualche giorno prima. Si pensava fosse un modo di dire, invece era letteralmente così. Tanto che va a posizionarsi tra gli attaccanti e i centrocampisti in un piccolo fazzoletto di campo che ricopre a fatica. È la passerella finale. Solo che poi Badelj prima si sfila la fascia da capitano per metterla al braccio di Mimmo e poi ritrovandosi solo e con la palla nei piedi al limite dell’area decide di abbassare la testa, fare quell’ultimo sforzo non necessario, inaspettato e si butta dentro l’area per un’ultima azione. Sorprende tutti, compreso il difensore che perde il tempo per intercettarlo e non può fare altro che trattenerlo per la maglia per arrestare la sortita verso la porta. È fallo, è rigore. È un film. E così sul dischetto non può che andare lui, Mimmo Criscito. Lui e tutto quello che è stato. Senza rincorsa calcia il suo ultimo pallone da professionista, spiazza il portiere e con il gol chiude partita, stagione, una carriera da 291 presenze in rossoblù e un cerchio aperto venti anni prima in un’altra notte che sembra proprio come questa. Perché, come si è tatutato sulla coscia Tutto tornA.

Si chiude così una stagione indimenticabile, in cui il Genoa è sempre stato stabilmente nella parte alta della classifica (e secondo per tutto il girone di ritorno) ed è riuscito a guadagnarsi la serie A, facendo vivere ai suoi tifosi le ultime due partite in totale serenità, uno stato d’animo quasi sconosciuto per chi ama il Grifone. Adesso viene il bello e siamo sicuri che questa volta la società non si farà trovare impreparata e – dopo la promessa mantenuta di only one year – mantenga anche quella di fare crescere e consolidare il Genoa in serie A. Il popolo genoano lo merita tutto e farà sicuramente la sua parte.

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