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Sir Alfred Payton e la fondazione del Genoa

Questa lunga leggenda è rossa, è blu

Questa leggenda inizia alla fine di un’estate tra le banchine del porto, tra gli sbuffi di vapore delle navi che rendono incandescente la maccaja settembrina e le tipiche imprecazione dei camalli genovesi. Ecco è lì che si aggira quello che è il primo protagonista di questa storia. Per lui quel clima non è così incandescente. Fino a qualche mese prima si trova a Mogador nel Marocco sudorientale dove aveva vissuto negli ultimi tredici anni. Era un’avventuriero, perché questa è una storia di avventurieri. Era un suddito della Corona ma allo stesso tempo figlio di un ministro cristiano protestante dissidente nei confronti della Chiesa d’Inghilterra. Dopo essersi laureato, il lavoro da impiegato gli venne a noia in poco tempo e a ventitré anni si imbarcò per il nuovo mondo. Meta: la California. Obiettivo: Trovare l’oro. La sua folle impresa come facilmente prevedibile fallì e allora tornò in patria dove si mise a produrre esplosivi.

Iniziò poi a commerciare il caolino, diventando proprietario di una miniera in Cornovaglia per poi mollare tutto e ripartire all’avventura. Una nuova meta, il Sud Africa e un nuovo obiettivo: i diamanti. Finì dopo poco a commerciare carbone a Tolosa, in Francia, e poi da lì il Marocco dove all’improvviso venne nominato console di Sua Maestà la Regina Vittoria per il Marocco del Sud. Fu quel titolo a portarlo a Genova, tra quelle banchine del porto. Quel giorno, incurante della maccaja,  degli sbuffi di vapore, tra le bestemmie dei camalli, Sir Charles, il console britannico, andava avanti e indietro tra gli uffici delle varie compagnie marittime britanniche che in quel periodo erano presenti in massa nel porto di Genova perché Genova, grazie al suo porto, era diventata uno snodo cruciale per i commerci britannici con le colonie della Corona sparse ai quattro angoli del mondo.

È lì per incontrare il secondo personaggio di questa leggenda. Il suo nome è Charles De Greeve Sells che a Genova si occupa di gestire i commerci in carbone della compagnia di famiglia. I due in una delle loro serate passate al caffè nella hall dell’Hotel Smith, che era il punto di ritrovo degli inglesi di stanza a Genova, hanno scoperto che oltre al richiamo per la madre patria, per tutto ciò che è British, per il wishky scozzese e il fumo della pipa c’era la passione per un gioco – il gioco – che stava spopolando negli decenni anni dalle loro parti. Lo chiamavano football. Sir Charles quel giorno all’improvviso, tra gli sbuffi di vapore, la maccaja e le bestemmie dei camalli si sente ardere dentro, sta rivivendo le stesse emozioni di quando andò a cercare l’oro in California, i diamanti in Sud Africa, di quando ebbe l’idea di fabbricare esplosivi.

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MATTEO FACCIO E TOMMASO PAOLI CONDUCONO

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